Ok, è un dato di fatto: gli italiani all'estero, quando si ritrovano in piccoli gruppi, prendono possesso della cucina (ma questo non pare dispiacere agli altri...)!
Anche ieri abbiamo fatto cena comune con tutti i corsisti e chi si è voluto aggiungere: noi siamo in 12 che stiamo facendo il seminario "The Human Voice" con Kaya Anderson, poi ci sono i compagni di stanza, e i vicini di cucina...insomma, ormai siamo una comunità integrata di italiani, francesi, tedeschi, olandesi, americani, israeliani, svizzeri, spagnoli...ecc. ecc. ecc.
Oltre a questo, che riesce comunque a contribuire positivamente al periodo di permanenza al Roy Hart Theatre, il seminario è sempre più interessante, un po' perché come ho già detto ritrovo alcune cose imparate da Germana Giannini, un po' perché ho la possibilità di lavorare con dei "pezzi di storia" e un po' anche perché l'atmosfera che si respira è veramente magica.
Qui si incontrano ricercatori vocali, insegnanti di università da tutto il mondo, ma anche persone interessate e appassionate alla musica e al canto: ma nessuno si dà delle arie, e ognuno lavora con gli altri come se fossero tutti sullo stesso piano; anche i maestri hanno una disponibilità e una umanità fuori dall'ordinario.
Stamattina abbiamo scaldato il corpo per un'ora e mezza, solo con la respirazione, con piccoli movimenti delle braccia e del bacino, ponendo l'attenzione sulla percezione del proprio corpo dall'interno: la cosa più importante del lavoro, è proprio quella di non dimenticarsi mai del proprio corpo, nella sua totalità.
Dopo il riscaldamento e la pausa, abbiamo esplorato le possibilità del grave (tonalità e qualità vocale), alternandolo alla leggerezza: oggi il lavoro individuale è toccato a me, prima da solo, e poi in coppia con Gionata, un ragazzo di Pisa appassionato di musica e vocalità che in realtà fa il ricercatore universitario come agronomo...è stato molto interessante e stimolante il lavoro con lui, perché senza pensare ci siamo spinti a dei livelli che mentalmente sono difficili da raggiungere: toni gravi seguiti da toni alti, salendo e scendendo dalla scala, con la voce piena, di almeno due ottave.
Cantare con il corpo: tutto è più semplice se non si passa per il cervello, o almeno se non lo si riconosce come unico e ultimo dispensatore di intelligenza.
I prossimi giorni visiteremo anche gli archivi del Roy Hart, ma stasera ci aspetta un'altra cena a base di pasta al pesto e torta di albicocche: con l'arte, a volte, non si mangia, ma gli artisti qui, di certo non muoiono di fame!
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