Martedì ho cominciato le lezioni presso il PPGT del CEART dell'UDESC (che detto così sa di massoneria...).
Per chi vuole curiosare anche se è tutto in portoghese, può andare qui.
Dal momento che abito un po' fuori dalla zona universitaria, ho dovuto alzarmi all'alba per essere a lezione alle 8 di mattina, anche perché non amo neanche in Italia fare le cose di corsa (almeno in casa), e quindi ho bisogno di tempo per fare colazione, farmi la doccia, controllare la posta...
Insomma, mi sono svegliato alle 6 del mattino, e alle 7 sono uscito di casa per andare al terminale dell'autobus di Lagoa de Conceiçao, dove abito.
Mi piace farmela a piedi, anche se ci sarebbe l'autobus, così per stare in allenamento: sono circa 20/30 minuti a piedi, ma devo dire che da quando cammino ogni giorno 1/2 ore, sto molto meglio fisicamente.
Comunque arrivo martedì mattina alle 8 precise all'Università, e ritrovo alcune persone che avevo conosciuto gli anni passati, ma alcuni fanno fatica a ricordare, dicono che sono cambiato (?)...
Beh, un po' di barba in più, effettivamente, ce l'ho, visto che gli altri anni ero sempre più sbarbato, ma dire che sono cambiato molto...
A parte questo, saluto tutti e mi metto a sedere pronto per la mia prima lezione...teorica!
Eh, si, il dottorato è praticamente tutto teorico, e questa settimana abbiamo iniziato con un seminario di un ricercatore tedesco: Hans-Thies Lehmann che ha coniato il termine di Teatro post-drammatico.
Ammetto che è stato molto interessante, anche se 12 ore di seminario teorico (4 martedì mattina, 4 martedì pomeriggio e 4 mercoledì mattina) la prima settimana di permanenza in Brasile sono un po' impegnative!
Comunque è stato interessante e stimolante, e se qualcuno vuole saperne di più può andare qui.
Martedì, quindi, dopo essere tornato alle 19 circa a casa, mi sono addormentato alle 22: ho ancora il fuso italiano che mi fa svegliare bene la mattina ma mi spinge verso le braccia di Morfeo un po' prestino...
Mercoledì stessa cosa: sveglia alle 6 e lezione teorica dalle 8 alle 12: poi ne ho approfittato per le cose burocratiche: ho preso il mio numero di matricola e mi sono registrato alla biblioteca e alla sala computer dell'Università.
Ora ci sono altre piccole ma importanti cose che devo fare:
- andare alla Polizia Federale per portare il documento di entrata (per il visto è necessario darlo nella città dove arrivi con l'aereo);
- andare in banca a prelevare un po' di soldi (l'affitto mi costa 500 reais al mese, che non è tanto per l'Italia, ma è caro per il Brasile: sono circa 250 euro al mese per un appartamento con cucina/sala da pranzo, camera da letto, bagno con mini-lavandino wc e doccia);
- devo anche farmi un giro per trovare una bicicletta, visto che una macchina o una moto sono un po' costose, e comunque anche girare a piedi non mi dispiace, finché non diluvierà...
Oggi vado alla Polizia Federale, e in banca ci andrò domani.
Devo anche studiare il libri (in portoghese) per le prossime lezioni...ai!
E poi devo fare i progetti per il TILT: ricerca finanziamenti, organizzazione, ecc. che faccio da qui tramite internet.
E meno male che posso contare su una squadra di TILTiani che sono operativi in Italia!
Ne approfitto per dirvi: GRAZIE!
Penso sia un momento di verifica per capire cosa è il TILT, e come potrà andare avanti in futuro, senza avere un cordone ombelicale troppo stretto con me: l'unione fa la forza!
Tornando al Brasile, anche ieri sera sono tornato a casa e non sono uscito: nel pomeriggio mi sono fatto un po' di chilometri a piedi per fare delle commissioni ed ero un po' cotto.
Devo dire anche che essere da solo, in un paese straniero, non è sempre facile.
Non dico per la comunicazione che ormai non mi preoccupa (più o meno mi faccio capire e capisco), ma perché per una persona riservata come me (come lo sono anche in Italia), non è semplice inserirsi nel tessuto sociale, anche perché non mi va di farlo in modo invadente.
E quindi anche a scuola saluto tutti ma non mi aggrego molto facilmente: penso che ogni cosa abbia bisogno del suo tempo.
In fondo quello che posso fare qui, è vivere secondo un tempo più umano, senza fretta (almeno per i primi tempi), cercando di avere più tempo per pensare e per fare altre cose.
Un modo per ricaricarsi, dopo un anno passato a correre dietro alle cose, a cercare di tenere saldi i rapporti con le persone nonostante le difficoltà: punto e a capo.
Ora si ricomincia: praticamente da zero.
Ogni tanto mi fa paura, ma penso che sarà una cosa buona.
Un saluto a tutti,
Massimiliano.
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